Strati di pelle

Ho scoperto l'opera di Vincenzo Giugliano alla mostra dell'Entrepot a Parigi, e ho subito sentito una grande forza nella sua pittura.

Mi avvicinai a lui e parlandogli scoprii che era napoletano. Fu una chiave supplementare per capire il senso del suo lavoro che è nella continuità di una scuola vecchia più di duemila anni.

La sua pittura assomiglia a Napoli. Un continuo ricoprire di nuovo; strati diversi che danno la profondità sia visuale che quella del tempo.

È un gioco fra l'astrazione e la figurazione.

Nel fondo troviamo tutto il racconto della nostra società posto sulla tela come un gran poema.

Dopodichè Vincenzo copre questo primo livello con un sottile strato grigio trasparente che crea una vibrazione e un gioco astratto, che sarebbe sufficiente per la gran parte degli artisti di oggi, ma lui, con questo spirito di contraddizione e di humor di scugnizzo napoletano, placca su questo lavoro un istantanea della vita quotidiana e vivente fermata nel tempo.

Non siamo lontani da Pompei!

Lo sguardo dello spettatore intraprende un'andirivieni tra queste tre pelli, e quando si arriva ad un punto di equilibrio, il quadro prende un'altra dimensione, si crea una vibrazione impercettibile e l'opera in questo momento prende vita, una vita che va al di là dell'immagine apparente.

In un mondo post-storico la poesia prende il sopravvento!

Alain Rothstein
Parigi Ottobre 2007


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